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Seiren

Seiren è un videogioco in cui il protagonista si innamora, di volta in volta, di una delle ragazze della scuola.

Questa recensione è stata scritta nel 2017, prima dell’implementazione del nuovo stile che potete vedere in quelle più recenti.

Recensione

Sapevo bene quello a cui sarei andato incontro guardando questo anime in quanto è il diretto successore di Amagami e, come questo, è impostato a “route” sebbene di quattro episodi l’una in cui il nostro protagonista, Shoichi Kamita, finisce per diventare il fidanzato di questa o quella ragazza. Tale impostazione deriva dall’opera originale per PS2; infatti Amagami è nato come videogioco.
Anche per Seiren non c’è alcun manga legato alla serie animata e devo ammettere che, per correggere gli errori compiuti nel predecessore, sarebbe bastato dare un peso più importante alla storia piuttosto che copiarlo quasi al 100%. Purtroppo così non è stato e ci troviamo di fronte ad un prodotto, sì, realizzato in maniera impeccabile, ma con un deficit di originalità e interesse dopo la prima ragazza.

A livello di animazione e sonoro non si può obiettare quasi nulla: è fatto veramente molto bene con i personaggi che sono sempre al centro della scena. Non abbiamo a che fare con sfondi molto artistici, ma devo dire che non ne ho sentito la mancanza. Le voci sono ben gestite e varie evitando di incappare in qualche doppiatrice/tore fuori luogo per impostazione o timbro vocale.
Come accennato, però, la trama è quasi identica a quella di Amagami e quel “quasi” è più legato alla mancanza di scenette osé ben presenti nel primo prodotto del genere. Soltanto nell’ultima puntata ci viene fatto intendere che ai giovani giapponesi un po’ di sano “movimento” non dispiacerebbe anche prima dei 18 anni, ma è un po’ poco.

Sarei davvero curioso di sapere se sono così ligi all’attesa della persona giusta come vogliono farci credere.
Ad ogni modo, per coloro che vogliono vederlo, potete tranquillamente vedere i primi 4 e gli ultimi 4 episodi tralasciando i centrali: veramente fatti male con una storiella di videogiochi retrò che faccio fatica a credere possa avere un senso. I videogiochi vanno bene, per carità, ma allevare cervi (perché i cervi?) o giocare con i robottoni stile Gundam in sale giochi e rischiare di venir sospesi da scuola è quanto di più ridicolo possa esserci. Senza contare che la tipa di questa route, Toru Miyamae, è decisamente un personaggio poco ispirato; e nemmeno molto bella.

L’ultima ragazza è la sempliciotta di turno tutta casa e scuola, che sa fare a maglia e cucinare. Molto più divertente è la prima ragazza: spigliata, allegra, gelosa e capace di prendere qualche decisione senza farsi chissà quanti giri mentali senza senso. Un buon personaggio che si sposa bene con il nostro Shoichi.
Hanno già fatto sapere che ci sarà una seconda serie che metterà in mezzo altre tre ragazze, due delle quali ben presenti anche in questa prima serie. L’unico problema riguarda il fatto che una di queste due è la sorella di Shoichi e una storia d’amore incestuosa sarebbe fuori luogo per come è stato caratterizzato il personaggio sino ad ora. Vedremo.

Rispetto ad Amagami non è cambiato niente. Route più lunghe ma meno erotiche, non hanno risolto il problema di base: si sente la mancanza di una storia ben sviluppata. I videogiochi… non sono anime, speravo l’avessero capito.

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